In alcuni periodi particolarmente difficili della vita, può capitare di provare quella che viene definita fame nervosa; una fame che non nasce dallo stomaco vuoto, ma da forti emozioni o dolori che non riusciamo a sopportare o a gestire. La fame nervosa si manifesta in una voracità eccessiva, che ci porta a divorare d’impulso tutto ciò che troviamo nel frigorifero o nella dispensa.
Il ruolo della serotonina
La fame nervosa è generata da meccanismi nervosi e psichici, non da necessità fisiologiche; può nascere a causa di tristezza, rabbia, disagio o stress eccessivo e ci porta a ingurgitare quantità esagerate di cibo. Il calo della serotonina, l’ormone del piacere e del rilassamento, è una delle cause degli attacchi di fame nervosa. Questo ormone non viene prodotto a sufficienza, quindi il corpo cerca di ottenere una facile gratificazione dal cibo. La fame nervosa, che cerca di colmare vuoti di affetto, sicurezza o gioia con il cibo si manifesta soprattutto in orario serale e notturno e colpisce moltissime persone. Secondo alcuni studi questo comportamento affonda le radici nei primi mesi di vita; se in quella fase di sviluppo si vive una frustrante carenza di affetto o la mamma non è presente, si avverte un vuoto che il neonato può colmare solo con la bocca. Se poi crescendo non vengono superati gli scompensi creati da questa situazione, può capitare che l’individuo, in caso di dolore da carenza affettiva, reagisca secondo quell’istinto.
Come controllarla
Cercare di risolvere il problema ricorrendo a farmaci, psicofarmaci o diete non è consigliato, in quanto la fame nervosa ha origine nel nostro stato emotivo. Quando ci abbuffiamo ci troviamo in uno stato d’animo negativo e senza riflettere ci lasciamo andare alla gratificazione immediata. In quei momenti sarebbe importante fermarsi a riflettere, analizzare da dove nasce quell’irresistibile desiderio di mangiare, capire quali sono le emozioni che lo hanno scatenato e poco alla volta imparare a recuperare il controllo e dominare la situazione, separando la fame da altri bisogni, ed incanalare il desiderio di cibo verso altro.