I disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia, sono sempre di più oggetto di attenzione da parte del mondo medico e scientifico, a causa della loro diffusione tra le fasce più giovani della popolazione e della loro natura complessa. Se non vengono trattati con metodi adeguati, questi disordini alimentari possono trasformarsi in una condizione permanente e addirittura portare alla morte. Questi disturbi si manifestano in persone di età, sesso e provenienza sociale diverse, ma la maggior parte dei casi sono registrati in giovani donne in età compresa tra i 15 e i 25 anni.
Disagio psicologico ed emotivo
L’anoressia e la bulimia sono malattie complesse, che nascono in condizioni di disagio psicologico ed emotivo e richiedono quindi terapie combinate, sia da un punti di vista alimentare, che psichico. L’obiettivo è quello di modificare i comportamenti del paziente e il suo rapporto con il cibo. L’origine di questi problemi è da ricercare nell’interazione tra fattori biologici, genetici, ambientali, sociali, psicologici e psichiatrici. Un ruolo importante gioca anche l’ossessione per la forma fisica ed il peso e corpo e la conseguente necessità di riuscire a controllarlo. L’anoressia e la bulimia però possono anche sorgere in concomitanza con situazioni particolarmente traumatiche, come ad esempio violenze o drammi familiari o difficoltà ad essere accettati nella società e all’interno propria famiglia. Gli effetti dell’anoressia sono quelli della malnutrizione e portano alla formazione di ulcere intestinali e danni ai tessuti dell’apparato digerente, danni cardiaci, al fegato e ai reni, al sistema nervoso e alle ossa.
I sintomi dei disturbi alimentari
I disordini alimentari sono diversi, ma l’anoressia e la bulimia nervosa sono le più comuni. Una persona è anoressica quando, interrompendo la propria consueta alimentazione, scende sotto l’85% del peso normale per la propria età, sesso e altezza e rifiuta di assumere cibo, per la paura di acquistare peso o diventare grassi, anche se sottopeso. L’anoressia può manifestarsi con una riduzione progressiva della quantità di alimenti ingeriti o con abbuffate e successivo pentimento, cioè vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi o eccessiva attività fisica. Una persona bulimica invece ingerisce una quantità eccessiva di cibo in un breve lasso di tempo e solitamente di nascosto. Dopo l’abbuffata la persona bulimica prova sensi di colpa e cerca di rimediare in modi simili a quelli visti precedentemente. Una persona bulimica può essere normopeso, sottopeso o sovrappeso.